26 febbraio 2016
26 feb 2016

La conversione: tocca tutti

di  Rinaldo Paganelli, scj
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Il roveto quale realtà che brucia per sempre e mai si consuma, richiama l’Amore di Dio. E’ Dio stesso. E quando Dio convoca Mosè al roveto, è Lui che in certo senso “si confessa” davanti al grido di povertà che sale a Lui, e dice:”…ho visto la miseria del mio popolo…ho udito il suo grido…conosco le sue sofferenze”. Dio proclama il suo proposito, e lo fa come di un evento già compiuto; forse proprio perché già del tutto compiuto nel suo cuore, perché la presenza divina nel roveto è già la presenza di Dio Salvatore nella storia di Israele. Sentendo il lamento, Dio “scende” verso il suo popolo, e scende per liberarlo, “per farlo salire” alla terra che ha predisposto per lui, e che per la verità si presenta piuttosto “occupata”.

Dt 33,16: Il favore di colui che abitava nel roveto venga sul capo di Giuseppe.

Mc 12,26: Non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò.

 

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Gli avvenimenti antichi della storia della salvezza sono “tipo”, non si devono considerare come conclusi in se stessi, ma potenti a descrivere la struttura universale della condizione umana e dell’intervento di Dio nella storia. Inoltre quelle vicende “sono state scritte per noi”, oggi, cioè in questo “tempo ultimo” che è il tempo inaugurato dal Figlio di Dio. Ora noi possiamo considerare e cogliere quelle vicende antiche nella piena luce che esse ricevono dalla persona e dall’insegnamento di Gesù Cristo. Il nostro è il vero “Esodo” dalla prigionia alla libertà, dal male alla vita nuova, dalla morte alla vita. Quelle Scritture sono pienamente attuali, e totalmente capaci di interpretare la storia personale e collettiva, e di rivelare e donare la potenza divina di salvezza che noi riceviamo dalla potenza dello Spirito del Signore.

Dt 9,10: Il Signore mi diede le due tavole di pietra, scritte dal dito di Dio.

Lc 24,44: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi.

 

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Vengono citati due episodi di morte violenta: uno per il governo sanguinario di Pilato, e l’altro, riferito da Gesù stesso, un drammatico incidente. Episodi che tematizzano l’ipotesi del legame tra questi eventi e le colpe di chi ne è travolto. Gesù nega questo legame e quindi questa ingenua e banale interpretazione, ma ne fa occasione per annunciare l’evento e il dono che Egli è venuto a portare: l’offerta di un cambiamento radicale della vita. Prospetta di allontanare l’inevitabile drammaticità dell’esistenza prigioniera del mistero del male e della morte ben espressa nella parabola dove assistiamo allo “sdoppiamento” della figura del padrone e del giudice, quindi di Dio stesso. Il vignaiolo è Gesù, il Figlio di Dio mandato non a condannare ma a salvare, il suo amore e la misericordia sono capaci di sfidare la situazione, fino a ottimizzare, le immutabili leggi della natura.

Dt 8,20: Perirete come le nazioni che il Signore sta per far perire davanti a voi, se non avrete dato ascolto alla voce del Signore, vostro Dio.

Lv 26,38: Perirete fra le nazioni: la terra dei vostri nemici vi divorerà.

 

Per il confronto personale o in gruppo

– Che cosa ti suggerisce un Dio che scende?

– Senti la Parola realizzata nel tuo oggi?

– La conversione la vivi come dovere o opportunità?

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