08 agosto 2022
08 ago 2022

In morte di Padre Dehon

L’autore raccoglie tre eccezionali documenti dall’archivio dehoniano sulla morte di p. Dehon.

di  Aimone Gelardi scj

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P. Max Héberlé sci

Lettre du P. Max Heberlé à Sœur Marie Ignace, 20 aout 1925[1]: la lettre spedita da Bruxelles è conservata in originale negli Archives des Servantes, Chazelle, J 43; a scriverla fu padre Max Héberlé (Joseph Maxim) nato il 01.06.1883 ad Albé, professo il 26.09.1904 a Sittard, ordinato il 16.07.1911 a Lovanio, morto il 25.04.1930 a Viry. Era stato Superiore locale a Thieu (1923-1924) ed era originario dell’Alsazia cristiana, dove devozione, fedeltà ai grandi doveri verso Dio e la Patria erano armoniosamente subordinate e trovavano il loro sostegno in volontà energiche e intelligenze informate.

Così si dice su una scheda in memoria dello stesso padre, comparsa su un paio di riviste dell’epoca destinate ai benefattori. Era l’ultimo discendente di una famiglia numerosa e cristianissima di Albé, Val de Villé e in quel contesto la sua vocazione era nata quasi spontaneamente.

Alla Très Révérende Mère, padre Max scrive per incarico del Très Révérend Père Assistant Général per ringraziare la destinataria delle “condoleances sì chrétyiennes et des precieux e ncouragements” che ha avuto la bontà di inviare ai padri in occasione della morte pia del beneamato fondatore e Superiore generale.

L’Assistente lo ha pregato di raccontare qualche dettaglio sugli ultimi giorni e le ultime ore del caro estinto ed egli lo fa a partire dal martedì 4 agosto quando il Très Bon Père contrae una gastroenterite.

«Vari altri padri soffrivano già di quel disturbo, solitamente poco pericoloso, e fu proprio dopo la visita al letto di uno di costoro che sentì di essersi contagiato. I medici tosto chiamati si mantennero speranzosi fino al lunedì mattina 10 agosto. La notte era stata assai agitata e il cuore, fino a quel momento molto in forma, cominciava a indebolirsi. L’energia dell’infermo meravigliò i medici durante l’intera crisi. Le sofferenze molto grandi erano sopportate con rassegnazione e offerte al Sacro Cuore in spirito di riparazione per la Congregazione stessa.

Il martedì mattina il Reverendissimo Padre Assistente ci mise a giorno del parere dei medici e ci invitò a presenziare alla Comunione in forma di Viatico del nostro caro Padre Generale. Questi al nostro sopraggiungere disse con forza “Voglio tutto quello che il Reverendo Padre Assistente ritiene in merito” e alzando le mani verso l’immagine del Sacro cuore aggiunse commosso “Amo Gesù e questo è tutto”. Quindi rinnovò i suoi voti religiosi e di vittima del Sacro Cuore, dopo aver chiesto e messo sul suo cuore la sua croce della professione. Si comunicò con grandissima pietà. D’altronde ogni giorno sospirava questo momento chiedendo a diverse riprese che ora fosse e se presto sarebbe giunto il suo Dio. Il martedì alle undici e mezza la campana ci riunì accanto al suo letto per l’Estrema Unzione. Sorrise a tutti, nominò quasi tutti singolarmente dicendo “Sono tutti qui”. Quindi con umiltà chiese perdono a tutti delle sue mancanza e imperfezioni. La sua voce era molto commossa e i suoi occhi colmi di lacrime.

Ci inginocchiammo ed egli diede a noi e a tutta la Congregazione la sua benedizione con un larghissimo segno di croce e con voce ferma ripetendo tre volte “et maneat semper”.

Ed ecco un dettaglio che senza dubbio vi commuoverà, mia Reverenda Madre. Prima delle cerimonia il caro Padre Generale chiese al Padre Philippe di scrivere alla sua famiglia e alle “nostre Suore di Pepinville e di altri luoghi, per dire loro che le aveva pensate”. Intendeva senz’altro dire che aveva pregato e sofferto secondo le vostre intenzioni.

Rispose con forza a tutte le preghiere della Estrema Unzione, stese lui stesso le proprie mani e quando il Reverendissimo Padre Assistente prima di applicare l’indulgenza plenaria gli chiese se fosse rassegnato alla volontà divina, disse rapidamente di sì e aggiunse guardando il crocifisso “Voglio andare vederlo proprio ora”. Alle invocazioni di San Giuseppe e San Giovanni mostrò le immagini di questi santi appese al muro. Il pomeriggio giunse una benedizione del tutto speciale del nostro Santo Padre il Papa. La notte dal martedì al mercoledì fu una notte di insonnia e sofferenza. Il caro infermo domandò spesso l’ora e verso le cinque disse: “Presto la campana suonerà e il buon Gesù verrà”.

Tutta questa notte fu un lungo desiderio di Comunione. Ora il suo stato era disperato. Dopo le dieci del mattino, di mercoledì, siamo stati chiamati per presenziare alle preghiere dei morenti. Egli non apriva quasi più gli occhi, ma rispondeva ancora a tutte le invocazioni, si batteva il petto con forza al Confiteor, poi benedisse i membri della sua famiglia; noi recitiamo ancora qualche decina del rosario ed egli risponde sempre ad alta voce ma a fatica. Un padre gli dice di non affaticarsi e di rispondere mentalmente e lui obbedisce subito.

Ha mantenuto sempre la sua conoscenza fino a mezzogiorno. Appena iniziato l’Angelus, siamo stati convocati e il caro morente spirò davanti a tutta la comunità, molto dolcemente. Era mezzogiorno e dieci minuti. Il Reverendo Padre Assistente si gira e ci dice: “Nostro Padre è morto, recitiamo il De Profundis”. Il Très Bon Père restò esposto sul suo letto di morte fino al sabato, quindi fu deposto nella bara e portato nella camera ardente. Il servizio funebre ebbe luogo il lunedì alle dieci, alla presenza del Mons. Micara Nunzio apostolico di Bruxelles[2], di Mons. Grison sci Vicario Apostolico del Congo e Mons. Demont sci, Prefetto apostolico di Gariep Cap Afrique. Fu il nunzio a celebrare le esequie. Alle due postmeridiane la spoglia mortale del caro defunto fu condotta alla stazione per essere destinata a Saint-Quentin dove fu sepolta ieri 19 agosto nel caveau della Congregazione, dopo un servizio funebre presieduto da mons. Binet vescovo di Soissson[3] e dai suoi vicari generali.

E ora noi siamo orfani ma, Reverendissima Madre, noi ci raccomandiamo alla vostra preghiera così come a quelle di tutte le vostre comunità. Potete fare parte alle vostre Reverende Suore dei dettagli che precedono e raccomandare al Sacro Cuore di Gesù l’anima delsuo servo Giovanni.

Egli ha creduto e sperato in questo divin Cuore, ha vissuto ed è morto per Lui.

Noi speriamo tutti che egli già gioisca della ricompensa eterna e ci protegga dll’alto del Cielo. […][4] Raccomandandomi alle vostre ferventi preghiere, le chiedo Reverendissima Madre di volere gradire l’omaggio dei miei sentimenti devoti in Nostro Signore.

Per il Reverendissimo Padre Assistente Generale.

P. Max Héberlé sci»

P. Lorenzo Philippe sci

Padre Lorenzo Philippe nella lettera circolare n. 17 del 25 agosto, scritta per informare sul decesso del Fondatore aveva ricordato la squisita delicatezza del padre fino agli ultimi momenti della sua vita, notando « La delicatezza della sua carità si manifestò ancora al momento di ricevere l’Estrema Unzione. Volle associare a questo atto solenne tutti i membri della Congregazione, le religiose Ancelle di Saint-Quentin, le Suore vittime di Namur, sua nipote, i suoi nipoti e amici: “dites-leur que je pense à tous en ce moment…”».[5]

 

Notoriété après le Décès de Monsieur Léon Dehon

 

Pardevant Maître George Gorisse, notaire à Saint-Quentin (Aisne) soussigné.

Ont Comparu

Monsieur Guillaume Louis Brins curé de la paroisse Saint-Jean demeurant à Saint-Quentin, rue Émile Malézieux N° 38.

Et Monsieur Georges Bertrand, professeur demeurant à Saint-Quentin, rue des Frères Desains Numéro 15.

Lesquels ont par ces présentes déclaré avoir parfaitement connu Monsieur Léon Gustave Dehon, en son vivant chanoine domicilié légalement à Saint-Quentin, mais résidant à Ixelles Bruxelles (Belgique) rue Eugène Cattoir Numéro 18, sujet français né à La Capelle (Aisne) le quatorze Mars mil huit cent quarante trois.

Et savoir qu’il est décédé à Ixelles le douze août mil neuf cent vingt cinq, en état de célibat.

Et ils ont attesté pour vérité, et comme étant de notoriété publique au notaire soussigné et à tous ceux qu’il appartiendra.

Qu’après le décès de Monsieur Dehon, il n’a pas été dressé d’inventaire jusqu’à ce jour.

Qu’il n’a laissé en mourant aucun ascendant, ni aucun descendant non plus qu’aucun autre successible ayant droit à une réserve légale dans sa succession.

Et que par suite rien ne s’oppose à l’exécution pure et simple de son testament fait sous la forme olographe en date à Bruxelles du huit décembre mil neuf cent vingt quatre, déposé au rang de minutes de Maître Gorisse notaire soussigné à la date du vingt sept octobre présent mois, en vertu d’une ordonnance de Monsieur le Président du tribunal civil de Saint-Quentin, contenue en son procès verbal d’ouverture et description dudit testament en date du même jour, par lequel il a institué pour son légataire universel en toute propriété Monsieur Théodore Édouard Falleur, pretre demeurant à Saint-Quentin rue des Frères Desains Numéro 15.

À l’appui de leurs déclarations en ce qui concerne le décès de Monsieur Dehon les comparants ont représenté au notaire soussigné un copie conforme délivrée le onze septembre dernier par l’officier de l’État civil de la Commune d’Ixelles e l’acte de décès sus énoncée dressé le douze aout dernier à la mairie de la dite commune laquelle copie est demeuré ci jointe et annexée après mention.

Il est ici rappelé conformément à l’article 55 de la loi du treize juillet mil meuf cent vingt cinq, que dans tous le cas où une succession ouverte en France, et régie par la loi française, comprend de biens mobiliers et immobiliers déposés ou existant à l’étranger, les ayants droits à la succession seront tenus pour se faire remettre lesdits biens, d’obtenir du Président du Tribunal de Première Instance, dans le ressort duquel la succession est ouverte, un envoi, un envoi en possession spécial de ces biens.

Mention des présentes est consentie partout où besoin sera.

Desquelles déclaration et attestation les comparants ont requis  acte ce qui leur à été octroyé.


[1] STD 46/2, Lettre 1391, p. 1257

[2] Dal 30 maggio 1923 Nunzio apostolico in Belgio e Lussemburgo anche durante l’occupazione tedesca. Pio XII lo creò cardinale del titolo di Santa Maria sopra Minerva il 18.02.1946 . Prima Opta per la Diocesi Suburbicaria di Velletri e in seguito dal 1951 fino alla morte fu Cardinale vicario della diocesi di Roma. Partecipò a due conclavi, nel 1958 (Angelo Roncalli/S. Giovanni XXIII) e nel 1963 (Giovanni Battista Montini/San Paolo VI). Morì l’11 marzo 1965 a 85 anni fu sepolto in Santa Maria sopra Minerva. In STD 46/ 2 p. 1259 un refuso trasforma Micara in Minara.

[3] Henri Binet , (1869 – 1936 a Besançon) cardinale francese, vescovo già di Soissons dal 1920 al 1927 e poi arcivescovo di Besançon dal 1927 al 1936.

[4] Nelle righe omesse, lo scrivente faceva cenno al decesso di uno dei padri di Sittard, Orfeo Joseph Mathias Legrand, avvenuto il giorno 13.08.2025.

[5] Cfr. STD 46/2, p. 1260, 1392 : Souvenirs de Monseigneur Philippe, 23 août 1925.

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