02 aprile 2016
02 apr 2016

Domenica della misericordia

di  Rinaldo Paganelli, scj
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Divina Misericordia_IT

Giovanni Paolo II ha voluto che la domenica in albis fosse celebrata come “domenica della misericordia”. Questo evento ci dà l’opportunità di avvicinare questo dono che Dio non si stanca di ripetere. Egli si mostra padre per ogni credente, per ogni uomo, un padre che chiama alla vita, che educa e guida i suoi figli con amore fedele. Dio si rallegra quando c’è conversione, e il ritorno di chi era smarrito.

Di fatto, però, è facile tradire la sua volontà, sentire il legame con lui come un vincolo insopportabile. A questa scarsa propensione si aggiunge sovente una cattiva trasmissione dell’immagine paterna di Dio. Celebrare questa festa vuol dire restituire la corretta immagine di Dio che vede la conversione come frutto della misericordia, non di una giustizia retributiva che lui non conosce. È più importante capire che Dio ci ama che noi dobbiamo amare Dio. Chi non agisce per amore, si sente in prigione; magari esegue tutti gli obblighi puntualmente, ubbidisce alla legge, ma forse perché ha solo una grande angoscia di essere costretto a farlo.

La misericordia si coglie solo nello spazio della libertà dell’amore e del dono. Non stupisce che le tre tappe decisive del formarsi della chiesa attestate dai Vangeli siano contrassegnate dalla remissione dei peccati. L’autorità conferita a Pietro, roccia basilare nell’edificio ecclesiale, è essenzialmente potere di perdono (Mt 16,19); l’eucaristia, che dà forma all’intera comunità ecclesiale, è memoria efficace dell’evento in cui Cristo ha versato il suo sangue «in remissione dei peccati» (Mt 26,28); il mandato missionario consegnato ai discepoli li abilita alla remissione dei peccati (Gv 20,23). “Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia” (Tit. 3,5).

 

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