28 aprile 2016
28 apr 2016

La dose di conflittualità

di  Rinaldo Paganelli, scj
email email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile

Nella società della comunicazione vengono premiate le strategie più aggressive, comprese quelle che puntano ad eliminare le personalità politiche avversarie senza risparmio di colpi fino a screditarle sul piano personale. Gli scontri fanno un po’ la fortuna dei talk show televisivi.

la dose IT

Un vezzo comune

Negli Stati Uniti, assistiamo in questi giorni al fatto che buona parte degli investimenti finanziari per la realizzazione della campagna elettorale è riservata a comunicazioni negative. In Italia le campagne politiche sembrano sempre più rivolte ad attaccare e a squalificare gli avversari piuttosto che a sostenere positivamente le candidature o un’idea. Il recente impeachment del presidente del Brasile, Dilma Rousseff, è stato preparato da una forte campagna contro il suo operato. I partiti politici spagnoli dopo un’aspra campagna elettorale non sono riusciti a formare un governo. È potremmo snocciolare tanti esempi recenti e passati. L’apparente successo riscontrato da queste campagne basate sul discredito dell’avversario sembra aver motivato a investire su questo tipo di comunicazione. Il lessico della politica per comunicare appare direttamente mutuato da quello militare: accerchiamento politico, mobilitazione, schieramento, scontro frontale, ultimatum…

La necessaria dose di conflittualità

La spendibilità di un fatto politico a livello giornalistico dipende dalla dose di conflittualità che il fatto presenta. Sono proprio la contrapposizione e l’atto ostile gli elementi che interrompono il corso ordinario delle cose creando interesse, e operano quella riduzione della complessità che, è l’essenza stessa del procedimento giornalistico. La semplificazione è talmente forte, e a volte così banale, che quando un leader politico individua una espressione efficace la ripropone fino alla noia a tutte le testate giornalistiche o televisive. Si trovano esempi illustri in tutti gli schieramenti politici. L’aggressività rappresenta un elemento dinamico, e redditizio. Normalmente non ci si ascolta, e non importa molto nemmeno essere ascoltati, vale di più essere forti e sovrapporre la voce.

La riqualificazione del linguaggio

Nella prospettiva di contenimento dell’aggressività politica, è importante la riqualificazione del linguaggio. Se il compito principe del politico è legiferare e amministrare, il linguaggio giuridico dovrebbe essere utilizzato non soltanto nelle fasi di negoziazione politica, ma anche nei contesti pubblici dove è più facile scivolare verso il conflitto e dove, frequentemente, lo scontro prende forma. In questo modo si riqualifica anche la politica. L’essere contro sempre, non paga, ma i cittadini sono nauseati dai modi bassi di dibattere i problemi.

Articolo disponibile in:

Iscriviti
alla nostra newsletter

ISCRIVITI

Seguici
sui nostri canali social

 - 

Iscriviti
alla nostra newsletter

Invio email a
Dichiaro di aver letto e compreso la Privacy Policy.