20 febbraio 2016
20 feb 2016

Trasfigurati – II domenica di quaresima

di  Rinaldo Paganelli, scj
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La parola di Dio contraddice il ragionamento ovvio di Abramo, ed è accompagnata dall’immagine del cielo stellato. E’ a questo punto che Abramo crede: “Egli credette al Signore che glielo accreditò come giustizia” (v.6). Sappiamo quanto questo versetto entrerà nella grande rivelazione cristiana sulla fede. Il “credere” di Abramo non si appoggia sull’evidenza razionale delle parole divine, o sulla forza dimostrativa del cielo stellato. La fede è puro abbandono alla Parola di Dio e non è una virtù umana. Tanto è vero che Abramo ha dovuto “morire” alla sua terra per ereditare questa Terra che Dio gli dona. La Terra diventa così il segno e l’evento di una nuova appartenenza, segno della famigliarità con Dio.

Bar 6,59: Il sole, la luna, le stelle, essendo lucenti e destinati a servire a uno scopo, obbediscono volentieri.

Mc 13,25: Le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

 

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Il dolore di Paolo è dovuto al fatto che i nemici della croce di Cristo confidano in un’osservanza e in una pratica apparentemente virtuose ed esigenti, ma che avranno come esito finale la loro perdizione. Infatti tutte queste regole consegnano la sorte della vita alle opere dell’uomo e non al dono di Dio. Quando dice che “il ventre è il loro Dio” egli fa riferimento alla complessa precettistica alimentare osservata dai cristiani “giudaizzanti”. La salvezza ci è donata invece dalla “croce di Cristo” (v.18) e da quella “cittadinanza nei cieli” che il suo sacrificio d’amore offre a tutta l’umanità.

Gn 2,2: Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, suo Dio

Mt 15,17: Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e viene gettato in una fogna?

 

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Pietro e i suoi compagni erano “oppressi dal sonno”, ma “quando si svegliarono, videro…”: sorgono dal sonno e risorgono nella preghiera che consente loro di vedere sia la gloria di Gesù, sia “i due uomini che stavano con Lui” (v.32). Infatti la preghiera, non solo annuncia la Pasqua, ma è in se stessa evento pasquale, vittoria sulla morte, sull’assenza e sull’oscurità. E’ ingresso nel mistero della vita divina. E’ svegliarsi, è risorgere alla comunione con Lui. “E’ bello per noi essere qui”: al v.33 Pietro propone di stabilizzare l’evento costruendo le tre capanne. Il testo ci dice che “non sapeva quello che diceva”, perché nella preghiera non siamo noi a costruire capanne, ma è Lui che ci fa entrare nella sua tenda. La preghiera ci porta alla profondità di noi stessi e diventa logo privilegiato per vivere il nostro esodo di rinnovamento senza nostalgiche chiusure.

Es 19,20: Il Signore scese dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte

Gv 4,21: Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre.

 

Per il confronto personale o in gruppo

– Cosa chiede Dio quando promette?

– Le opere buone che fai ti fanno sentire più sicuro con Dio?

– Senti che la preghiera ti mette in comunione con Dio?

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