06 febbraio 2023
06 feb 2023

Vita e apostolato dei primi compagni di Dehon (6)

Padre Francesco Xavier  (Filippo) Lamour (1843-1921), assunse diversi incarichi nella Congregazione e divenne Consigliere Generale. P. Dehon lo ricorda come una persona “troppo mistica”. Fu inviato da p. Dehon in Palestina per la fondazione di due case a Nazareth e Betania, ma il progetto fallì.

di  Aimone Gelardi scj (ed.)

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Padre Francesco Xavier  (Filippo) Lamour (1843-1921)

Filippo Lamour inizia il suo postulantato il 21 novembre 1879. Nato a Landrecies, dipartimento del Nord, era prete dal 1868, ordinato a Soissons. Cappellano della “Croix” di Chauny[1]. Non si sa come fosse giunto alla Congregazione di Dehon per il quale fu un grande aiuto, negli impegni del Collegio S. Giovani[2]. Lamour fece la prima professione il 7 gennaio 1881, prima della quale accadde qualcosa di poco comune. Si legge nelle Memorie di Dehon che il Vescovo aveva qualche difficoltà con i Fratelli che dirigevano l’opera dei sordomuti ‘St. Medard’ di Soissons e sollecitò da Dehon aiuto provvisorio. Questi inviò i novizi Philippot e Falleur a fare un breve corso a Nantes, probabilmente nel mese di settembre 1880, poiché Falleur, che era abituato ad annotare le conferenze di p. Dehon ai novizi, non ha scritto niente dal 6 settembre all’1 ottobre. L’8 ottobre entrambi iniziano il lavoro con padre Lamour. Poco dopo Falleur fu nominato economo del Collegio S. Giovanni, e per questo si recò un altro novizio.[3]

Sembra strano che un gruppo di novizi inizi a portare avanti una casa per sordomuti, un lavoro molto intenso che non lascia molto tempo per la vita di preghiera. Probabilmente Lamour accompagnò gli altri due novizi come superiore e socio di Dehon benché all’inizio non avesse ancora fatto la professione.

Negli archivi della Congregazione si conserva una sua lettera scritta il 2 dicembre 1880, dalla casa dei sordomuti di Soissons, al novizio Falleur. La lettera è la risposta agli auguri che Falleur gli aveva fatto a motivo della festa di S. Francesco Saverio, suo onomastico. Gli spiega che Francesco Saverio, che ha predicato con tanti risultati, non fu un martire della fede, bensì martire della Provvidenza, cioè delle croci quotidiane che il Signore invia. Chiede di pregare, per ottenere la grazia di soffrire questo martirio come vittima del S. Cuore. Se sono sufficienti alcuni minuti per subire il martirio della fede, alle volte è necessaria tutta vita per subire il martirio della Provvidenza, nelle croci che arrivano da tutte le parti, mettendo l’anima sotto il torchio.[4]Vediamo come i novizi vibrassero di spirito vittimale tanto sentito agli inizi della Congregazione.

Si conserva anche un’altra lettera di Lamour del novembre 1881, dalla casa dei sordomuti di Soissons, diretta a Falleur. Nella lettera egli consiglia: «So, per esperienza, che nelle lotte che l’amor proprio deve fare con tutte le virtù, in modo particolare con la dolcezza e l’obbedienza, che sono virtù proprie della nostra vocazione, uno si trova spesso buttato a terra, e la maggiore possibilità di rialzarsi presto e in buona forma è di umiliarsi profondamente. Se il nemico ci butta a terra, ci alzeremo molte volte umiliandoci e, poiché ci umiliamo, stiamo in piedi di nuovo e per conseguenza come vincitori. Esiste una classe di perseveranza che consiste, non nel non cadere… bensì nel rialzarsi così presto come siamo caduti»[5].

 Abbiamo visto come Lamour e Falleur iniziarono in grande povertà, il 2 febbraio 1883, il nuovo noviziato a Sittard, Olanda. Lamour fu Superiore e Maestro dei novizi dal 1883 fino al mese di ottobre del 1885. Come tale guidò padre Andrea quando questi entrò nell’istituto (21 maggio 1885). Di quest’epoca si conservano alcune lettere di Lamour a Falleur: il 5 febbraio 1884, giorno dell’arrivo dei primi novizi a Sittard, durante il ‘Consummatum est’, scrive: «Mi sembra che al Cuore di Gesù piaccia di più un atto d’abbandono che accompagni “il mea culpa”, che mille “mea culpa” senza un atto d’abbandono che ci restituisca la pace, o almeno ci ponga in cammino verso la pace interiore. L’abbandono è il gran segreto della pace, della vera devozione al Sacro Cuore di Gesù e della nostra santa vocazione. Lei non può vivere che di abbandono, nella situazione delicatissima e difficilissima nella quale si trova. Non confonda l’umiltà con l’abbandono: questo è soltanto il cammino. E ogni cammino deve sboccare nel Cuore di Gesù per accontentarlo, consolarlo e ripararlo»[6].

Padre Falleur si trovava, in quel momento, a Fayet, alla Scuola apostolica San Clemente, come successore di Captier. Il giudizio di Lamour su quest’opera è molto severo: «San Clemente ha perso lo spirito della sua vocazione… sono ragazzi che si credono pii e forse perfino contemplativi, però dimenticano di essere orgogliosi e vanitosi»[7].

 In una lettera posteriore, 6 maggio 1884, Lamour insiste sulla necessità di continuare a essere uniti alle Ancelle del Sacro Cuore, mediante un’unione interiore che, «non è vietata dalla Chiesa, come non è stata vietata a Santa Geltrude riguardo a quanti riconoscevano in Lei l’operazione dello Spirito Santo».[8]

Alcune settimane più tardi, ai vespri di S. Giovanni, Lamour si scusa per il suo silenzio, sembra temere che si utilizzi male il suo giudizio sui fatti passati, che continuavano ad affliggere i cuori. Raccomanda vivamente l’unione tramite il Cuore di Gesù, tramite la vita di Gesù in noi. Così dicendo offre un’interpretazione interessante del saluto: «“Vivat Cor Jesu…” 1º. Il Cuore di Gesù vuol vivere in noi, ed è questo che gli chiediamo ogni momento per corrispondere al suo desiderio: ‘Vivat Cor Jesu!’. È la vita di carità. 2º. Però per riconoscere che Lui ha preso il Cuore da sua madre, che per mezzo di sua Madre ce lo vuole comunicare, aggiungiamo: “Per Cor Mariæ!”».[9]

 A dicembre 1884, si trova di nuovo a San Clemente, dove predica un ritiro ai ragazzi. Lo fa per spirito d’obbedienza e trova delle difficoltà per interessare delle anime «saturate – per non dire altre cose – di cibo spirituale»[10] .

Lamour non desiderava molto proseguire con il suo incarico… questo fu anche meglio per la Congregazione, giacché praticava un misticismo esagerato. Il 1° ottobre 1885 gli succedette padre Andrea Prévot[11]. Lamour si ritirò a vivere nella Casa Madre e nel 1886 partecipò al primo Capitolo Generale come delegato di quella comunità. Nello stesso Capitolo fu eletto Consigliere generale, rimando in carica fino al 1889.[12] Nel 1890 fece un viaggio in Palestina che si concluse il 28 aprile.

Padre Dehon annota nel suo Diario: «Il P. Francesco rientra dalla Palestina. Ci sono dei progetti di fondazione che sembrano essere appoggiati da segni divini. Supplico i nostri santi protettori Maria e Giuseppe di chiarirci e aiutarci»[13].

Si trattava di un’eventuale fondazione in Palestina[14]. A Dehon l’idea di una casa di veri adoratori a Nazareth e Betania era piaciuta. Purtroppo le trattative con il conte A. de Piellat e l’abbé L. Monier, fallirono, anche se durarono lunghi anni (1890-1920).[15]

Padre Blancal, in una lettera al Vescovo di Soissons (17 luglio 1893) lo qualifica: “uomo di virtù solida, amplia erudizione, con tendenza a misticismo esagerato”[16]

P. Lamour è stato anche molto tempo a Villepint, almeno dal 1898, poiché da questo anno esiste una lettera scritta da lui a p. Dehon.[17] L’11 febbraio 1912 gli scrive, sempre da Villepint, che sta predicando un ritiro e gli duole il costato a causa delle numerose confessioni: parecchie migliaia[18]. In un’altra lettera, da Esquay, manifesta che la devozione a Nostra Signora dello Spirito Santo lo aiuta tanto a compiere la sua vocazione[19].

Secondo l’Elenchus del 1919, in quel tempo viveva a Quevy, dove muore il 3 maggio 1921.  Dehon annota nel Diario: «Il giorno 3 abbiamo perduto p. Francesco Saverio, uno dei primi padri. Ha lavorato molto, però un po’ fuori dalle nostre case. Era un uomo di fede ardente, che si attaccava troppo alle manifestazioni mistiche contemporanee, dove non tutto viene da Dio. È andato a morire a Quevy, dove ho assistito ai suoi funerali»[20].                                                                                 


[1] Cappellano delle “Dames de la Croix”, che avevano casa a Saint-Quintino.

[2] NHV 7, XIII, 131; NQT 1, p.256, nota 2; “Heimat und Mission” 1953, pp. 3-4.

[3] NHV 7, XIV, 63-64. Il novizio era Giacomo Herr, cf. Lettera Lamour-Falleur, 20 dicembre 1888. AD. B. 19/7.4 inven. 252.01.

[4] AD.B. 19/4.7 inven. 252.01.

[5] AD. B. 19/4.7.

[6] Le Project du P. Dehon, p. 69. Cf. anche André Perroux scj, Le P. Dehon e la Mère Marie du Cœur de Jésus, p. 478.

[7] Idem.

[8] Le Project du P. Dehon, p. 70. STD 46.1, pp. 488-489. Il Sant’Ufficio aveva vietato ogni contatto con le Ancelle, salvo autorizzazione del vescovo.

[9] Le Project du P. Dehon p. 70 ; STD.46.1 pp. 497-499.

[10] Idem idem.

[11] Lettera p. Dehon alle Suore Vittime di Villeneuve, 1 maggio 1886. Cf. AD.B. 35/4.c.

[12]NQT Volume I, Centro Generale Studi, Roma, 1985 pp. 211-221.

[13] NQT V/1890, ev.

[14] Vedere annotazioni dopo la bibliografia per approfondimenti.

[15] Cf. NQT V/ 1890, 5v. e 7v.

[16] AD.B. 48/4-2.

[17] AD.B. 99/3 B inven. 1140.23.

[18] AD.B.98/1 A. inven, 113451.

[19] AD.B.98/1 A. inven. 11342.

[20] NQT XLIV/ 1921, 11.

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