11 dicembre 2018
11 dic 2018

Incontro con il Cardinale João Braz de Aviz

di  Léonard, Nelber, Sérgio

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2018-12-06 cardinale

Un’opportunità di essere più Chiesa

Nello scorso 6 dicembre, presso la sede della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il gruppo del Corso per Formatori Dehoniani a Roma, accompagnato dal suo coordinatore P. Zeferino Policarpo e dal consigliere generale Artur Sanecki, ha avuto un incontro riservato con il Cardinale João Braz de Aviz, prefetto della stessa Congregazione.

Con semplicità e allegria, il Cardinale ha accolto gentilmente ognuno dei partecipanti. E prima di dare inizio al raduno, ha valorizzato a voce alta l’iniziativa e la richiesta dei Dehoniani per questo incontro e ha parlato brevemente sull’importanza della formazione nel contesto della Vita Religiosa.

Nella prima parte del raduno, Sua Eminenza ha presentato brevemente la struttura e il lavoro della Congregazione stessa e la realtà della Vita Consacrata nel mondo. Citando i documenti Lumen Gentium e Perfectae Caritatis ha detto che la Vita Consacrata fa parte del popolo di Dio ed è chiamata a camminare insieme a questo popolo. Bisogna quindi ritornare al discepolato e seguire Gesù come cammino di vita: con la testa, il cuore e la mano, come insegna Papa Francesco. E bisogna anche riprendere il proprio fondatore in quello che è essenziale.

Parlando del futuro della Vita Religiosa, egli cita il documento “Per vino nuovo otri nuovi” e descrive i quattro “otri nuovi” pensati insieme al Papa: La Formazione dei discepoli di Gesù; L’obbedienza e autorità; Il rapporto uomini e donne; L’economia e la Provvidenza.

Il Cardinale ha, poi, aperto uno spazio per sentire e rispondere alle domande dei formatori. Al termine, ha dato la sua benedizione al gruppo dei Formatori Dehoniani aggiungendo un ultimo consiglio a tutti: i religiosi devono ascoltare di più il popolo di Dio, parlare più della propria vita e testimoniare le opere del Signore, cioè raccontare la propria storia con Gesù e del lasciarsi “lavorare”.

 

 

 

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