16 maggio 2021
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#scjnews l 7

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Intervista a p. Ciro Moschetta scj, superiore provinciale dei dehoniani del sud Italia, in occasione della visita ufficiale del superiore generale alla provincia, dal 3 al 25 maggio 2021.
di  Sergio Rotasperti
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Stai accompagnando il superiore generale p. Carlos Carlos Luis Suárez Codorniú nella sua visita ufficiale presso la provincia ITM. Parliamo prima di tutto di numeri: quanti confratelli ci sono e qual è la loro età media?

La nostra provincia comprende 39 confratelli (37 sacerdoti, 1 fratello cooperatore 1 novizio) L’età media è di 67 anni. Abbiamo 4 confratelli sacerdoti tra 40 e 50 anni, 8 tra 50 e 60 anni, 6 tra i 60 e i 70 anni, 10 tra i 70 e 80 anni, 10 tra gli 80 e 90 anni. Attualmente abbiamo un novizio di 30 anni che sta facendo il noviziato in Spagna.

Con quale spirito e attese accogliete il superiore generale?

Con uno spirito fraterno. Ed è un piacere averlo tra noi. Lui ascolterà le persone e vedrà le nostre attività. La nostra provincia si trova in un momento critico perché stiamo facendo delle scelte, cercando di rimanere fedeli al carisma di p. Dehon. Il p. Generale rappresenta la voce che ci lega alla congregazione e allo spirito di p. Dehon. Egli rappresenta la comunione, resa visibile nella visita generale.

Questa è la seconda volta che accompagni un superiore generale. Già nel 2018 avevi accolto l’allora superiore generale p. Heiner Wilmer. Dal dialogo con i confratelli erano apparse alcune preoccupazioni e difficoltà, soprattutto riguardante la missione in Albania. Ma erano emersi anche segni di speranza come, ad esempio, l’impegno pastorale dei dehoniani fra gli universitari di Rende e la presenza fra la gente semplice e povera, come quella nella periferia della città di Roma. Ed oggi, che situazione trova il nuovo superiore generale rispetto al 2018?

Stiamo meditando ancora sulla lettera del 2018. Dopo la visita canonica abbiamo celebrato un capitolo in due sessioni. In quel capitolo si prese in considerazione le nostre presenze. Abbiamo bisogno di ridimensionare la nostra presenza. I criteri sono stati: fedeltà al carisma dehoniano, rivitalizzazione della vita comunitaria, presenza nel mondo giovanile, apertura alla missione ad gentes, presenza in contesti più poveri. Oggi stiamo cercando di creare comunione attorno a queste indicazioni. Porteremo avanti la missione in Albania, ma da soli non riusciamo e chiediamo il sostegno della Congregazione per creare una comunità internazionale.

In occasione del centenario di nascita della Provincia Italiana nel dicembre scorso, tu e il superiore provinciale della Entità ITS avete scritto una lettera congiunta. Tra le tante cose interessanti avete anche scritto: “le nostre strutture organizzative devono essere sempre un aiuto e mai un ostacolo. Avere oggi due entità in Italia (ITS e ITM) non è un ostacolo? In Europa sia noi che anche altre congregazioni (ad esempio i gesuiti) vanno verso una riorganizzazione strutturale. Non è ancora giunto il tempo di una coraggiosa riforma?

Ci stiamo pensando, perché stiamo seguendo il cammino della chiesa. Dobbiamo cercare di semplificare le presenze, alleggerire le strutture, fare dei passi per riunificare le province. È un processo, tuttavia, che deve partire dal basso. Nella lettera abbiamo dato un input, perché dobbiamo entrare in questa prospettiva. Essa è necessaria ma non possiamo arrivare impreparati, dobbiamo fare un cammino insieme, fare qualche scelta comune. Possiamo, ad esempio, collaborare già da ora su alcune attività comuni.

Ci lasci un messaggio per la Congregazione e la famiglia dehoniana?

Auguro di vivere insieme in comunità, sentendosi parte della grande famiglia dehoniana; facciamo in modo di aiutarci reciprocamente a vivere la nostra vocazione, ciascuno secondo il proprio impegno, la propria chiamata. Abbiamo bisogno di aiutarci, di sostenerci, di incoraggiarci. Cosi porteremo avanti nello spirito di p. Dehon la nostra missione e la missione sempre viva della Chiesa.

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