16 febbraio 2022
16 feb 2022

“Vide e ne ebbe compassione”Terzo giorno – Come mettiamo in pratica gli insegnamenti sociali?

“Vide e ne ebbe compassione”
La terza giornata della Conferenza generale è stata dedicata alla presentazione di alcuni progetti sociali e alla tematizzazione della questione ecologica. Tra le proposte la creazione di una rete sociale e la costituzione di una commissione dello sviluppo integrale.
di  Sergio Rotasperti, scj
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C’è una pagina del vangelo che riassume quanto oggi si è visto, condiviso, riflettuto. Nel racconto lucano della parabola del buon samaritano (Lc 10) vi sono due azioni che il Samaritano compie davanti a quell’ uomo incontrato per caso sulla sua strada: lo vede e prova compassione.

Aprire gli occhi

La giornata è iniziata proprio con uno sguardo su dehoniani che, come il samaritano, lungo la strada della vita, si fermano, vedono e si muovono a compassione dei feriti e vulnerabili.

Lungo la mattinata, a titolo paradigmatico sono state presentate quattro esperienze. Dal Brasile e dal Congo due opere che si occupano di minori orfani o vittime di esclusione sociale: l’opera dell’Istituto Meninos de São Judas Tadeu e Centre Saint Laurent; dalle Filippine la Kasanag Daughters Foundation, un opera sociale che si prende cura della rigenerazione psicologica e spirituale di donne vittime di abusi sessuali. Infine, è stato mostrato l’impegno sociale della Provincia Indonesiana.

Riparazione è compassione

Durante i lavori assembleari sono emerse alcune questioni legate al “proprium” dehoniano. Senza dover mettere il copyright dehoniano sulle opere sociali, vi sono tuttavia alcuni criteri che corrispondono al carisma dehoniano. Prima di tutto, lo spirito delle Beatitudini: chi lavora nel sociale ha mostrato gioia e ha portato gioia. In secondo luogo, anche se le opere nascono dal carisma di una persona, esse devono essere convertite alla dimensione comunitaria e la comunità deve lasciarsi convertire da esse; ciò implica collaborazione non solo con i laici, ma tra i dehoniani stessi (carente in alcuni contesti); non bisogna fare bene, ma con amore. Si è parlato di impegno sociale come una forma di riparazione. Anzi l’impegno sociale è riparazione che si traduce nel portare guarigione, rigenerare le persone ferite dalla vita: “Sono diventata una donna migliore – testimonia una vittima degli abusi che ha trovato rifugio dai dehoniani – :mi sento timorata di dio, una donna sicura, e ho una visione positiva della vita”.

Spazi aperti

Nel pomeriggio il comboniano Alberto Parise ha presentato la piattaforma web dedicata alla Laudato si (www.laudatosiplatform.org), aprendo cosi la discussione sul rapporto tra impegno sociale e ecologia integrale. In aula si è detto che la questione sociale oggi non può prescindere dalla questione ecologica. La povertà non di rado è conseguenza di stili di vita insani, cambiamenti climatici, distruzione della nostra sorella madre terra: “la sfida urgente – scrive papa Francesco nella Laudato si – è proteggere la nostra casa comune nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale” (LS 13).

I dehoniani sono consapevoli che qualcosa di più concreto si debba fare. Ad esempio, si è proposto di costituire una commissione dello sviluppo umano integrale o una “rete sociale” per favorire informazione, scambio, reperimento e controllo di fondi, condivisione di risorse, etc. Si è consapevoli che si dovrebbe investire molto di più nella formazione, a partire dai primi anni di vita religiosa.

Al termine della giornata p. Carlos, superiore generale ha così commentato: “Abbiamo visto. Ci avviciniamo al modo in cui Gesù fa le cose, vede. Gesù è riuscito a farsi servo e amico”.

Molti dehoniani insieme a tanti laici vedono come Gesù, agiscono come lui, sono prossimi di tante persone anonime ferite e vulnerabili. Tutta la Congregazione e la famiglia dehoniana dovrebbe fare questo cammino da Gerusalemme a Gerico.

 

🇮🇩 “Dia melihat dan tergerak dengan belas kasihan”

🇵🇱 “Zobaczył i wzruszył się głęboko”

 

Immagini e video: FacebookInstagramYouTube

 

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