06 settembre 2021
06 set 2021

I dehoniani italiani e l’impegno sociale

I dehoniani del nord Italia (ITS) hanno una lunga tradizione nel campo dell’impegno sociale. Qui una breve presentazione delle attuali attività sociale.

di  P. Marcello Mattè scj

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Durante il Capitolo provinciale 2014, alcuni confratelli impegnati nella pastorale parrocchiale avevano manifestato il loro disaccordo quando, nella classificazione dei servizi apostolici, le parrocchie non erano state contate come “impegno sociale”.

Un certo rigore statistico non teneva conto che anche il servizio delle parrocchie esprime un’attenzione privilegiata alle situazioni di necessità, alla promozione di una cultura della solidarietà, all’«avvento del Regno del Cuore di Gesù nelle anime e nelle società».

Anche l’impegno culturale (insegnamento e stampa soprattutto) hanno una forte valenza sociale e la Provincia ITS ha avviato importanti progetti in questo settore; basta pensare a Il Regno e alle Edizioni Dehoniane Bologna.

Fatto salvo questi riconoscimenti, mi limito a evidenziare le iniziative della Provincia ITS immediatamente riconoscibili come “impegno sociale”.

CEIS

La Mission è quella di operare nel campo del disagio, in particolare adolescenziale e giovanile, proponendosi di diffondere ed estendere la cultura dell’accoglienza e del prendersi cura, favorendo il superamento sia di pregiudizi che di una comprensione semplificata dei fenomeni che vengono trattati quali le dipendenze, la malattia mentale, le malattie sessualmente trasmissibili, l’immigrazione ed il disagio minorile, promuovendo il benessere complessivo della persona.

Si crede fortemente nella centralità della persona. Nelle dipendenze l’abuso di sostanze è prevalentemente un sintomo che rimanda alle problematiche della persona, alle competenze da svelare, leggere e implementare. Nella malattia mentale la patologia specifica richiede invece la definizione e l’impiego di modalità concordate per promuovere l’espressione delle potenzialità presenti. È indispensabile quindi l’attenzione alla persona considerata risorsa sia nell’approccio sanitario che in quello sociale. Deve essere superato lo schema medico-paziente per mantenere dinamica la relazione, imparare a sporgersi oltre il ruolo, promuovere il coinvolgimento e la responsabilizzazione dell’utente nel processo della propria riabilitazione.

Altro aspetto centrale è l’auto-aiuto; l’altro è lo specchio di sé stessi, è un compagno che cammina con te e tu sei un compagno di strada con il tuo contributo da dare. Un atteggiamento da richiedere sia agli utenti che ai familiari e ad altre figure di adulti significativi.

Lavorare con il sistema di comunità. Esso si sostanzia di fattori che possiamo definire terapeutici quali: il contesto (la coerenza dell’insieme delle dinamiche comunitarie); una filosofia consistente (non semplicemente un metodo, ma una visione precisa dell’uomo); saper riconoscere il bisogno di aiuto e chiedere aiuto; assumersi le proprie responsabilità; imparare a riconoscere, capire esprimere ed integrare le proprie emozioni; saper confrontare il comportamento dell’altro per aiutarlo a crescere; partecipare a tutti i momenti di vita e a tutte le attività della comunità; crescere attraverso le crisi; interiorizzare un sistema positivo di valori; favorire l’apprendimento sociale attraverso la partecipazione ad un microsistema sociale come la comunità; rinforzare la stima di sé attraverso la partecipazione alla vita comune e all’assunzione di responsabilità.

Lavorare sul comportamento dando indicazioni precise e intervenendo con richiami opportuni, facendo richieste definite di impegno e assegnando compiti. L’intervento all’inizio ha bisogno di essere direttivo per poi essere sempre di più rimandato alla responsabilità personale. Il cambiamento può essere agevolato attraverso l’assunzione di comportamenti che non corrispondono ancora al sistema motivazionale del singolo. Dare particolare importanza alle emozioni, stati d’animo e sentimenti: è indispensabile conoscerle ed esprimerle per passare da un sé fragile e confuso ad un sé più consistente.

Il lavoro di équipe: è l’équipe, non il singolo professionista che decide, valuta e innova i percorsi e gli interventi. Si tratta di una multidisciplinarietà effettiva, non per giustapposizione di competenze e specializzazioni.

Il ruolo del volontario che assicura l’animazione all’interno (corsi di vario genere) e il rapporto con l’esterno (luoghi, persone ed esperienze) mantenendo il rapporto con il territorio.

CEIS Bologna

Il Villaggio del Fanciullo ospita più di una progettualità sociale organizzata da confratelli dehoniani e nelle quali i confratelli hanno un ruolo:

1 – Progetto Cortili: aggregazione giovanile (ora anche finanziato da PON Metro[1] il cui capofila è Consorzio).

2 – Progetto Voce del Verbo Accogliere: accoglienza di detenuti in misura alternativa (detenzione domiciliare o affidamento) per costruire per loro e insieme a loro un percorso di autonomia e reinserimento nella società. Il progetto è stato finanziato all’inizio da Caritas italiana e successivamente dalla Diocesi di Bologna.

3 – Granello di Senape: doposcuola ai bambini, condotto in collaborazione con le parrocchie vicine.

4 – Progetto Appartamenti di transizione per neomaggiorenni: managed by the Villaggio del Fanciullo Association, it offers accommodation to adults who have left the minor communities once they reach the age of majority, waiting for them to find their housing autonomy.

5 – Progetto La mia prima Casa: accoglienza di migranti in uscita dal sistema di accoglienza degli adulti. Assomiglia al progetto descritto sopra (4), ma è aperto anche agli adulti.

6 – Casa di accoglienza Villaggio: accoglienza dei parenti dei malati (vicino al Villaggio del Fanciullo c’è uno degli ospedali più grandi d’Italia) e accoglienza giovani lavoratori,

7 – Centro Giovanile Villaggio: accoglienza di studenti universitari, dove si cerca di promuovere la loro autonomia (non solo alloggio).

Persone detenute

L’attenzione al mondo del carcere e della giustizia in genere si concretizza e si amplia verso la fine degli anni 90. Il progetto Voce del verbo accogliere di Bologna è la punta di diamante di un servizio più ampio svolto direttamente a favore delle persone detenute. Ma è opportuno ricordare anche la promozione di una cultura del “reinserimento” nelle comunità ecclesiali e nella società civile, per superare una visione puramente punitiva della pena a favore di una funzione “pedagogica”. La partecipazione ai progetti di “Giustizia riparativa” è motivata anche da una forte vicinanza con l’ideale dehoniano della “riparazione”.

Due le esperienze simili: a Bologna (Voce del verbo Accogliere) e a Calci (Pisa – Misericordia tua).

In entrambe le città, vi è un dehoniano coinvolto in qualità di cappellano del carcere, che collabora soprattutto a identificare i candidati, ad accompagnarli prima, durante e dopo l’accoglienza, a costruire una rete di solidarietà con la partecipazione della Chiesa locale.

Bologna: Voce del verbo Accogliere

Al Villaggio del Fanciullo sono stati allestiti 4 posti, in attesa che l’iniziativa si possa trasferire nella Casa Don Nozzi a Corticella, dove i posti saranno 8.

La Casa Don Nozzi è il frutto della generosità della Parrocchia Santi Savino e Silvestro che ha ristrutturato a proprie spese un complesso agricolo di 4 edifici.

Uno di questi ospiterà una Fraternità composta dal nucleo di una comunità dehoniana, al quale si uniscono persone consacrate, una coppia e altri laici.

Altri due edifici saranno destinati all’attività del CEIS in favore dei detenuti in misura alternativa.

Pisa: Misericordia tua

La fraternità dei sacerdoti del s. Cuore è presente a San Casciano, nella provincia di Pisa, dal 2016 inserita in un progetto della Chiesa pisana denominato “Misericordia Tua”. Un progetto nato come proposta concreta dopo il Giubileo della Misericordia per offrire una “casa” accogliente e a dimensione familiare per persone ex detenute o detenute ammesse ai benefici previsti dalla legge: un “piccolo segno” per mettere al centro l’uomo, anche quello che ha procurato il male.

I tre confratelli presenti nel progetto oltre alla guida e animazione della casa di Misericordia Tua (che attualmente è abitata da 4 persone) sono inseriti – come responsabili – nella cappellania del carcere della città di Pisa (dove sono presenti ogni giorno) e da un paio d’anni hanno la responsabilità della parrocchia dove la fraternità è inserita.

Giovani universitari

Non so se si possa qualificare come “impegno sociale” (forse è più un’attività in ambito culturale), ma a Trento e a Modena l’incarico di cappellano universitario è stato assegnato a due confratelli dehoniani.

Cercano di vivere la proposta ai giovani e universitari con il massimo dell’attenzione possibile al contestato sociale. A Trento ai ragazzi che entrano a fare parte della comunità universitaria viene chiesto di scegliere un servizio possibile tra la presenza in ospedale, il carcere o altri servizi proposti in collaborazione con Caritas.

Inoltre la comunità collabora da anni con il Centro Astalli; questo permette di coinvolgere i giovani anche rispetto al tema dei richiedenti asilo.

Insieme e coinvolgendo altri, confratelli e laici, hanno dato vita a www.campusnews.it un blog di informazione e formazione rivolto agli studenti universitari e realizzato con il loro contributo.

Emozioni giocate

Emozioni Giocate Onlus è un’Associazione non profit nata a Genova nel 2011 dalla volontà di una mamma di creare uno spazio dove poter accogliere il gioco e le emozioni dei bambini con disabilità. La mission è quella di valorizzare le risorse personali di bambini e ragazzi con diverse disabilità, attraverso un approccio globale alla persona.

Propone corsi e progetti con finalità specifiche, per poter sviluppare al meglio le capacità del singolo partecipante. Lo scopo è migliorare il benessere psicofisico e accrescere l’autostima dei bambini e dei ragazzi che frequentano la struttura. Vengono proposti corsi di tipo ludico creativo e altri finalizzati alla conoscenza di sé stessi e al raggiungimento di una propria indipendenza.


[1] National Operational Programme Metropolitan Cities 2014-2020(PON METRO) implements one part of the initiatives conceived in the framework of European Urban Agenda for cohesion policies, born with the aim of strengthening the role of the big cities and their territories.

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