24 agosto 2020
24 ago 2020

Una vita di sapiente disponibilità

Intervista a Padre Léopold Mfouakouet, ex consigliere generale della Congregazione: i suoi 25 anni di sacerdozio e il messaggio ai giovani dehoniani.

di  Boris Signe

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Caro p. Léopold, hai da poco celebrato il tuo 25mo anniversario di sacerdozio. Come ti senti dopo 25 anni di sacerdozio?

In questo anno giubilare nutro un sentimento di gratitudine nei confronti di Colui che chiama, ma anche nei confronti di tutti coloro che hanno fatto fiorire in me la consapevolezza della mia vocazione:  i miei genitori, la mia famiglia, i cristiani, i miei formatori (in noviziato, nel periodo di studi filosofici in Zaire, durante il mio percorso di studio in teologia), coloro che mi hanno insegnato a prendere parte alla pastorale parrocchiale, e coloro che mi hanno accompagnato nella partecipazione a specifici progetti regionali o provinciali. Un sentimento di gratitudine che provo allo stesso tempo come un debito verso coloro a cui sono inviato.

25 anni: un quarto di secolo. Hai ricordi dei tuoi primi anni sacerdotali?

Certamente sì. È come se fosse ieri. Ricordo di essere stato nominato vicario della parrocchia di EligEdzoa a Yaoundé, mentre p. Léon Kamgang (bel ricordo!) era parroco. La parrocchia non aveva ancora un presbiterio. Facevamo vita comunitaria presso Résidence André Prévot, con altri confratelli, come p. Pierre Guéna, p. Sliva (entrambi attualmente in Francia), e pochi mesi dopo, fratello Antoine Touw. Ero un cappellano dei giovani ed ero felice. Mi vedo ancora lì, alla vigilia dell’inizio dell’anno scolastico, indaffarato a percorrere tutte le scuole secondarie del territorio parrocchiale, sia pubbliche che private, per ottenere il programma dei corsi, trovare spazi per il tempo libero, integrare corsi di religione. All’interno della parrocchia, accompagnavo e visitavo i vari gruppi, nei fine settimana, con l’approvazione di mons. Jean Zoa, vescovo di allora.

Che cosa ha maggiormente segnato il tuo sacerdozio

Ciò che ha maggiormente segnato il mio sacerdozio è l’averlo vissuto,  e averlo vissuto come religioso, in una comunità con altri confratelli. Questa dimensione mi sembra la grazia più straordinaria. Da qui grande attenzione agli altri confratelli, in particolare a coloro che, come me religiosi, non sono stati ordinati sacerdoti, e che mi aiutano a vivere da religioso la mia ordinazione sacerdotale.

In questi anni, ti sei impegnato a vari livelli nella missione della Congregazione: formazione, educazione dei giovani, servizio parrocchiale e amministrazione. Come hai vissuto tutto ciò e che cosa ti ha accompagnato?

L’aspetto della nostra spiritualità che mi ha sempre accompagnato è ciò che chiamo “sapiente disponibilità”. La disponibilità come sappiamo è la traduzione delle parole  “ecce venio”,  “ecce ancilla” . Ma esiste una saggia disponibilità in quanto essa viene inizialmente assunta come grazia; poi in seguito nella vita si ha la consapevolezza che abbastanza spesso c’è un divario tra ciò per cui siamo stati preparati e intendiamo spenderci e il servizio che è poi richiesto effettivamente richiesto. Io ho vissuto tutto ciò come una chiamata a vivere come discepolo ciò che Gesù ha fatto e, cioè, l’essere “mite e umile di cuore”.

Progetti  per il futuro?

Come religioso, non ho particolari progetti per il futuro: da un lato, spero di mantenere la medesima grazia della disponibilità, dall’altro, e soprattutto, di pregare che non si viva il divario di cui sopra ho menzionato.

Il 72% dei confratelli in Camerun ha meno di 45 anni. Hai qualche consiglio per questi tanti giovani dehoniani?

Se avessi qualche consiglio da offrire a ciò che tu chiami “giovani dehoniani” direi: io non perderei mai di vista il fatto che sono giovani e che è consigliabile non aver paura di lavorare con loro; devi sapere che se non ti misuri con loro, almeno strofinati contro di loro. Questo è un aspetto importante del nostro carisma “dehoniano”.

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