30 luglio 2021
30 lug 2021

Il nostro Deuteronomio

Il nostro Deuteronomio
Presentazione a puntate della “Guida di lettura” delle Costituzioni, scritta da p. Albert Bourgeois.
di  P. Albert Bourgeois, scj
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430  “Deuteronomio” significa, come si sa “seconda legge” ed è il nome dato al quinto libro del Pentateuco: un insieme di tre discorsi, attribuiti a Mosè prima della sua morte (cap. 1-4;5-11;29-30), che inquadra una raccolta di leggi (cap. 12-26), promulgate di nuovo prima della rinnovazione dell’Alleanza (cap. 28). Il libro termina col racconto della morte di Mosè (cap. 31-34).

431  La storia del testo è abbastanza complessa (cf. introduzioni delle nostre Bibbie). La redazione finale è tardiva (post-esilica) ed è significativo che questa “seconda legge” sia posta sotto il patrocinio e l’autorità carismatica di Mosè, non come una nuova legge, ma come la riassunzione adattata e meditata della prima e unica legge.

432  Questo libro fondamentale ha avuto un grande influsso nella storia del Popolo di Dio, fino ai nostri giorni, come l’espressione della fede d’Israele. A Qumran – si dice – il numero dei manoscritti scoperti mostra che, assieme a Isaia, il Deuteronomio era il libro più copiato e più letto. Per H. Cazelles “è uno dei più bei libri della Bibbia… un libro che ci spinge a leggere tutti gli altri, impegnandoci a scoprirvi delle lezioni di tenerezza, di fedeltà, di vita…, un libro che vuol parlare al cuore… il primo manuale biblico di vita spirituale… Tiene nell’Antico Testamento il posto del Vangelo di s. Giovanni nel nuovo Testamento” (Introduction à la Bible, I, p. 223).

433  Parlare di “deuteronomio” riguardo alle nuove Costituzioni può sembrare un po’ pretenzioso e, in ogni caso, esagerato. In fatto di “leggi” il nostro testo ne contiene ben poche. Ne troviamo alcune nella III, IV, e V parte sulla Formazione, il Governo e l’Amministrazione: ma le prime due parti, sulla “nostra vita religiosa” (nn. 1-85), ossia più di metà delle Costituzioni, può essere considerato un “codice”, una raccolta di “leggi”? In quale senso?

434  Non certo nel senso di “norme stabilite dall’autorità sovrana di una società, sanzionata dalla forza pubblica” (Petit-Robert). Mediante il “riconoscimento” della Chiesa le nostre Costituzioni realizzano in parte questa definizione. Da simili “leggi”, per l’organizzazione della vita, dipendono, a loro modo, l’esperienza e la vita spirituale, ma l’esperienza e la vita spirituale non derivano propriamente dalle “leggi”.

435  Varie volte abbiamo osato servirci del termine “legge” riguardo alla nostra esperienza di fede e alla nostra vita spirituale:

–   legge dell’interiorità reciproca (cf. IV. 3);

–   legge dello Spirito (cf. V. 2.2.1 .);

–   legge dell’ecclesialità (cf. VI. 3);

–   legge della disponibilità e della solidarietà (cf. VI. 4);

–   legge del puro amore e dell’“epéktasis” (cf. II. 3 e VI. 6).

436  La definizione che qui converrebbe usare è quella di Montesquieu: “Le leggi sono i rapporti necessari che derivano dalla natura delle cose” (Esprit des lois, 1). In questo senso anche s. Paolo parla della “legge dello Spirito” e della “legge della carne, del peccato, della morte” (cf. Rm 8,1-16).

437  La nostra esperienza e vita dehoniana hanno così le loro leggi, anteriori al diritto, ossia agli ordini e prescrizioni generali o particolari. Il “riconoscimento giuridico” (l’approvazione canonica) non fa che autenticarne e consacrarne la forza obbligatoria per il bene delle persone e della società. Ma il loro vero valore e la loro forza provengono per le nostre “leggi” dalla natura stessa della nostra vocazione, dalla nostra esperienza, dalla nostra vita, sotto la guida dello Spirito.

438  Queste “leggi” definiscono le articolazioni o le linee principali di quelli che si possono chiamare uno “spirito” o una “spiritualità”. E sono delle vere “leggi costitutive” nel doppio senso della parola “costituzione”:

  1. come insieme delle caratteristiche di una cosa, di un individuo o d’una società; ciò che li costituisce nell’essere, secondo la natura (e secondo la grazia);
  2. come “legge fondamentale” che descrive e determina una forma di governo, uno stile di vita.

439  Idealmente, si può dire: una “costituzione” (legge fondamentale) è buona nella misura in cui essa corrisponde alla “costituzione” (natura) del “corpo” che deve reggere o governare e alla finalità di questo corpo. Si comprendono, a questo riguardo, le discussioni sollevate dalla “legge fondamentale” del futuro “codice di diritto canonico”: la legge fondamentale della Chiesa è anzitutto la natura stessa della Chiesa, che ne è il fondamento e il criterio.

440  Così possiamo anche noi comprendere il n. 16 delle nostre Costituzioni: “Chiamati a servire la Chiesa nella Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, la nostra risposta suppone una vita spirituale” (determinata). Non solo come “condizione” d’efficacia, che saremmo liberi di assumere o di lasciare, ma come un’esigenza che deriva dall’appello, dalla vocazione e dalla grazia che ci costituisce “Sacerdoti del Sacro Cuore”. In qualche modo la descrizione di questa vita e di questa grazia esige la prescrizione, e il nuovo genere letterario che abbiamo riconosciuto nelle nuove Costituzioni trova qui la sua giustificazione (cf. I, 2). Questo “codice fondamentale”, con le sue “leggi costitutive”, deriva la sua forza obbligatoria dalla realtà e dalla natura della nostra vocazione e dall’“essere spirituale” che la vocazione fa di noi. Questo obbligo è infine quello di “divenire ciò che siamo”.

441  In questo senso il riferimento al Deuteronomio diviene suggestivo. Materialmente parlando, queste nuove Costituzioni non sono le “seconde” ma le “terze” della nostra storia, dopo quelle francesi del 1885-1886 e quelle latine del 1906/1924/1956. Ma, in realtà, questo terzo testo possiamo ben considerarlo per noi come una “seconda legge”: non una semplice traduzione e trasposizione giuridica, abbastanza disseccante in verità, come quella del primo testo presentato nel secondo testo, ma una profonda rielaborazione comunitaria della tradizione dehoniana alla luce dell’esperienza e dell’evoluzione dottrinale, sociale, ecclesiale e pastorale consacrate dal Concilio.

442  Come l’elaborazione del Deuteronomio dopo l’Esilio fu una vera manifestazione della pedagogia divina, secondo il modo di esprimersi di p. Bouyer: “Come ogni esperto pedagogo, Dio non si contenta di dire una volta per tutte ciò che deve dire, né di fare (e soprattutto di far fare) d’un sol colpo ciò che deve fare. Inoltre Dio non ripete meccanicamente le medesime cose come un fonografo o un film. Invece, attraverso esperienze analoghe, ma sempre più profonde e coinvolgenti, non solo per la nostra intelligenza, ma per tutto il nostro essere, Dio ci fa penetrare a poco a poco nella verità centrale, che ha a cuore fin dall’inizio, finché siamo capaci di abbracciarla nella sua pienezza e soprattutto di farla veramente nostra (Introduction à la Vie spirituelle, p. 36).

443  È un’ammirevole descrizione di ciò che possono e devono essere per noi le nuove Costituzioni.

444  P. Bouyer rileva che il Deuteronomio non era una “nuova legge”, ma “una ripresa della primitiva Legge alla duplice luce dell’esperienza e dell’insegnamento profetico di cui quella Legge primitiva era stata l’“occasione”; e aggiunge: “Il popolo, avendo aderito di nuovo all’Alleanza, impegnandosi nella fede obbediente alla Legge rinnovata, vi si legava ancora mediante il sacrificio” (o.c., p. 32).

445  Questa duplice luce dell’esperienza e dell’insegnamento profetico nella ripresa della legge primitiva si identifica curiosamente con i principi e i criteri che il Concilio indicava per il rinnovamento adattato della nostra vita e dei nostri testi:

–   la fedeltà alla legge primitiva è la fedeltà al Vangelo, come norma suprema, e allo spirito del Fondatore;

–   l’illuminazione profetica è l’insegnamento del Concilio, la vita della Chiesa e l’azione dello Spirito nella via del rinnovamento;

–   l’esperienza è la vita stessa della comunità, essendo tutti i membri chiamati a concorrere al rinnovamento, in comunione con la vita della Chiesa e con “ un’appropriata conoscenza sia delle condizioni dei tempi e degli uomini, sia dei bisogni della Chiesa” (PC, 2d).

446  Conservando le debite proporzioni e con il giusto senso dell’umorismo, possiamo considerare senza dubbio le nostre nuove Costituzioni un dono di Dio, come lo fu il Deuteronomio per il Popolo di Dio, secondo quella pedagogia divina, riconosciuta dai Padri e che p. Bouyer richiamava.

447  Rimane il quinto principio posto dal Concilio, ossia “che le migliori forme di aggiornamento non potranno aver successo, se non saranno animate da un rinnovamento spirituale” (PC, 2e). Questo era l’argomento base dei discorsi attribuiti a Mosè nel Deuteronomio. In questo senso può essere utile fare una buona lettura di almeno qualche capitolo o alcuni brani suggestivi del Deuteronomio, che ne esprimono lo spirito e la dinamica spirituale: i tre grandi discorsi o, per esempio, il capitolo quarto: “Ora, dunque, Israele, ascolta…”.

448  La formula ritorna spesso in tutto il libro (5,1; 6,4; 9,1; 20,3; 27,9…), come nello “shemá Israel”, la preghiera quotidiana del vero Israelita:

–   “Ora, dunque, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, perché le mettiate in pratica, perché viviate…” (Dt 4,1).

–   “Sappi dunque oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra… Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sii felice… perché tu prolunghi i tuoi giorni” (Dt 4,39-40).

449  Questi due versetti formano la cornice del capitolo quarto, che alterna evocazioni della presenza del Signore e della sua sollecitudine: il Signore, il tuo Dio, come un padre per i suoi figli (cf. 1,31, 4,7; 4,29-31; 6,7-13; 8,5; 14,1; 32,6…), il richiamo alle esigenze dell’amore (4,24; 6,15…) e l’appello a ritornare a Dio, presente in mezzo al suo popolo (7,21; 30,14): un meraviglioso complesso teologico e spirituale per nutrire la meditazione e preparare il cuore all’ascolto e alla risposta, per rinnovare l’Alleanza e la vita… “Ora e oggi” il termine ritorna più di 70 volte nel Deuteronomio.

450  Le nostre nuove Costituzioni ci invitano, a modo loro, con più sobrietà e meno eloquenza a questo rinnovamento e aggiornamento:

–   “a far fruttificare il carisma (di p. Dehon), secondo le esigenze della Chiesa e del mondo” (n. 1);

–   a vivere la nostra vita religiosa come “una storia (che) a partire dalla grazia delle origini, si sviluppa, nutrendosi di ciò che la Chiesa, illuminata dallo Spirito, attinge costantemente nei tesori della fede” (n. 15);

–   a vivere questa “vita religiosa” come costantemente “interpellata”… Nell’“incontro assiduo con il Signore nella preghiera, nella conversione permanente al Vangelo, nella disponibilità di cuore e di atteggiamento, per accogliere l’Oggi di Dio” (n. 144).

451  Disponibilità, conversione permanente, l’Oggi di Dio sono i temi e anche le parole che incontriamo in tutto il Deuteronomio. Lasciar risuonare in noi le antiche parole non è forse una maniera sbagliata per prepararci a leggere, a meditare, ad accogliere e a vivere il “nostro deuteronomio” e “divenendo ciò che noi siamo”, entrare così nella grande corrente d’amore che parte dal Cuore di Dio e che al Cuore di Dio ci riconduce.

452  “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti (vi ho affidato l’incarico della missione) perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga…” (Gv 15,15-16).

453  “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio. Essa penetra fino a dividere anima e spirito, giunture e midolla…” (Eb 4,12).

454  “Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando” (Gv 15,14).

Ascolta, Israele…

455  “Hai visto come il Signore tuo Dio ti ha portato, come un uomo porta il proprio figlio…” (Dt 1,31) “… come un uomo corregge il figlio, così il Signore tuo Dio corregge te” (Dt 8,5).

456  “Voi siete figli per il Signore Dio vostro” (Dt 14,1)… “Non è lui il padre che ti ha creato, che ti ha fatto e ti ha costituito” (Dt 32,6).

457  “Quale grande nazione ha la divinità così vicino a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?” (Dt 4,7)… “Il Signore tuo Dio è in mezzo a te” (Dt 7,21)… “Questa parola è molto vicina a te, e nella tua bocca e nel tuo cuore” (Dt 30,14).

Ascolta, Israele…

458  “Il Signore è il nostro Dio è UNO solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore” (Dt 6,4-6).

459  “Guardati bene dal dimenticare il Signore tuo Dio così da non osservare i suoi comandi, le sue norme e le sue leggi che oggi ti do” (Dt 8,11).

460  “Il Signore tuo Dio è un fuoco divoratore, un Dio geloso” (Dt 4,24)… “Il Signore tuo Dio che sta in mezzo a te è un Dio geloso” (Dt 6,15).

Ascolta, Israele…

461  “Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti…, vi ama… mantiene la sua alleanza e la benevolenza per mille generazioni con coloro che l’amano… Egli ti amerà, ti benedirà, ti moltiplicherà…” (Dt 7,7-9.13).

462  “Il Signore vi ha presi…, perché foste un popolo che gli appartenesse, come difatti siete” (Dt 4,20).

463  “Cercherai il Signore tuo Dio e lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l’anima” (Dt 4,29)… “poiché il Signore Dio tuo è un Dio misericordioso; non ti abbandonerà” (Dt 4,31)… “Sappi dunque oggi e conserva bene nel tuo cuore, che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; non ve n’è altro” (Dt 4,39).

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