31 gennaio 2021
31 gen 2021

“Insegnami a vivere meglio il battesimo”

“Insegnami a vivere meglio il battesimo”
La morte prematura del seminarista Osvaldo Henrique da Veiga, 22 anni, vittima di un ictus avvenuta Il 14 gennaio scorso ha portato sgomento presso i dehoniani del Brasile.
di  Eduardo Nunes Pugliesi, scj
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Il recente 14 gennaio, una notizia dal Brasile si è diffusa in molte case della nostra Congregazione portando costernazione. Si tratta della morte molto precoce del seminarista Osvaldo Henrique da Veiga, 22 anni, vittima di un ictus. Il giovane seminarista doveva iniziare il suo secondo anno di filosofia e viveva nel seminario di Padre Dehon nella città di Várzea Grande/MT (Provincia BSP). A colloquio con P.  Igor Pereira, che ha seguito da vicino Osvaldo.

P. Igor, l’arrivo di questa tragica notizia ha scosso ovunque le persone. Anche qui a Roma presso la Curia generale. La causa della morte non è comune per una persona giovane come Osvaldo, e molte domande affollano la mente di coloro che lo hanno conosciuto. Che cosa è successo?

Osvaldo faceva parte del gruppo del seminario che aiutava a prendersi cura del seminario durante il periodo di vacanza prima dell’inizio dell’anno scolastico. Essendo nativo dello stato del Mato Grosso (dove si trova il seminario) e avendo la sua famiglia nelle vicinanze, mi chiese il permesso di accompagnare i suoi genitori e la sorella in una breve visita alla vicina città, Chapada dos Guimarães, in una città turistica conosciuta come Salgadeira. Era lunedì 11 gennaio. In questo luogo si fa ecoturismo con la possibilità di un bagno in cascata. Fu proprio durante una visita ad una cascata che il seminarista cominciò a dare segni di convulsioni. Tale problema ha messo il giovane in una situazione di incoscienza dalla quale non si è più ripreso fino al giorno della sua morte, nel pomeriggio di giovedì 14 gennaio.

Secondo i medici, quale sarebbe stata la causa della crisi, del coma e della conseguente morte dopo tre giorni?

Osvaldo era un ragazzo dall’aspetto sano. Quello che non si sapeva era che c’era un processo di malformazione nel sistema arteriovenoso del suo cervello. Il contatto con l’acqua che “batteva” sulla sua testa durante il bagno sotto la cascata ha causato l’ictus. Il parco di Salgadeira si trova a 48 km da Cuiabá, capitale dello stato del Mato Grosso, in cui c’è l’ospedale dove Osvaldo è stato portato. Oltre alla distanza, i soccorsi hanno impiegato molto tempo per arrivare. Tutto questo contesto ha contribuito all’irreversibilità del quadro clinico.

Si può facilmente immaginare il dramma vissuto dalla famiglia, dagli amici e dalla comunità del Seminario Padre Dehon in questi giorni. Tu, che ha seguito così da vicino questo doloroso processo, come hai vissuto questi eventi?

Bene… Ho avuto il duro compito di essere un ministro di Dio in quest’ora di dolore e di sfida. Nonostante l’immenso carico di commozione che aleggiava su tutte le persone coinvolte, soprattutto sui genitori di Osvaldo, José ed Elis, e sulla sorella Gabriela, possiamo dire che ci sono segnali confortanti che ci hanno aiutato a “digerire” meglio questo amaro evento. Quello che dico ora non lo dico perché è morto. Lo dico perché era già la mia impressione come suo formatore: Osvaldo non era certo un ragazzo perfetto, ma aveva virtù degne di ammirazione. Semplice, gentile, capace di creare integrazione tra le persone della comunità, si distingueva per il suo buon umore e la sua fede vibrante, evidenziata nella vita sacramentale e nella preghiera esemplare. Ragazzo di frequenti confessioni, ci sono state occasioni in cui mi ha chiesto insistentemente di insegnargli a “vivere meglio il Battesimo”. Sì, sono le sue parole! Aveva questa sete! E questo mi ha provocato ammirazione. Era molto devoto alla Vergine Maria e un ragazzo di frequenti visite al tabernacolo. Sua madre mi ha raccontato che durante queste ultime vacanze, l’ha portata in una cappella nella città di Tapurah, la città dove risiede la sua famiglia, a 387 km da Cuiabá. Aveva comprato da solo una salvietta e un prodotto per la pulizia. Entrando nella cappella, chiese a sua madre di venire sempre lì per pulire l’ambiente, ma soprattutto il tabernacolo. Questo era il suo zelo per l’Eucaristia!

E tutto questo, poi, dimostra bellissimi aspetti della fede di questo nostro seminarista…

Sì, e non solo. Questi ricordi hanno permeato le commoventi conversazioni con i suoi familiari in questi giorni dolorosi. Nel profondo, hanno aiutato a capire che la grazia di Dio ha misteriosamente operato in tutto, anche in mezzo a una prova così difficile da superare. La scia di commozione è stata vista al suo funerale e alla sua sepoltura venerdì 15 gennaio a Tapurah. Ha partecipato un gran numero di persone e un buon gruppo di religiosi dehoniani di quel territorio della provincia di BSP. Naturalmente, tutto questo non toglie il dolore che stiamo provando, ma ci fa “vedere oltre i fatti”. Ci fa “vedere con gli occhi di Dio”. Ricordare tutto questo ha portato un po’ di consolazione a tutti. Il tempo e la grazia si occuperanno di alleviare ancora di più questa sofferenza. Pregate per la famiglia. Pregate per il nostro seminario.

 

Preghiamo per l’anima di Osvaldo e per la consolazione della sua famiglia e dei suoi amici. Rimaniamo nella speranza che il Cuore di Gesù ci dà anche nella dura prova, per non essere confusi in aeternum.

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